voyager
dicembre 2005



Presentazione dell’installazione Voyager alla galleria ARS

PROGETTO VOYAGER
(mondi altri possibili).

Nel 1977 lanciammo nell’infinito dei cieli siderali due navicelle spaziali (Voyager I e Voyager II) di cui una in particolare, dotata di  due “anime” separate e distinte: la prima, di tipo ricettivo-captivo, consistente nel coacervo di apparecchiature tecnologiche-scientifiche atte alla ricerca e all’indagine esplorativa-conoscitiva, l’altra, dispensativo-ostensiva, a pareggiare formalmente le dinamiche dello “scambio”, incisa su nobile metallo, contenente quello che voleva essere in parole, suoni, immagini, la “fotografia” del nostro pianeta o meglio, dell’umanità che lo abita, nel suo massimo fulgore di civiltà e cultura contemporanee.
Somma espressione del nostro ideologico quotidiano.
Questo “messaggio in bottiglia” lanciato nelle infinità dello spazio, ha sempre esercitato molto fascino sull’ immaginario contemporaneo; oggi, a 25 anni di distanza, vorremmo, in forma simbolica, rivederne ed attualizzarne il contenuto in virtù di uno sguardo “dal basso”, che sovente sorprende per sincerità, originalità ed immediatezza. 
( Dalla presentazione progetto ai dirigenti scolastici 2003 )

Voyager @ ARS
Voyager è un pezzo di “televisione d’autodifesa” progettato per ragazzi delle scuole medie inferiori…”Inventare la televisione per sopravvivere alla televisione…”.
Anno scolastico 2002-2003: proponemmo il progetto al direttore dell’ “Istituto Comprensivo Fermi-Manzoni” di Reggio Emilia. Chiedemmo di affidarci “i peggio elementi”… ci venne giustamente offerta “la peggio classe”, spaccato ben più rappresentativo, meno “esclusivo”…
Ogni classe benchè orientata all’alto o al basso contiene sempre un veridico campione del sociale in cui siamo immersi.
E quindi:
da una lato, scintillanti intelligenze pure, precoci, in espansione, più o meno assecondate, orientate.
Poi i marginali, equilibristi del quotidiano, già provato abbondantemente il morso della sventura; spesso scontrosi, agguerriti, di una sana antica rabbia, che mai vela energia di luce agli occhi. Agili ad aggrapparsi, una volta persuasi, ad ogni  minima possibilità di riscatto. Ai primi ci siamo rispettosamente inchinati, con lo stupore che i doni del Cielo sempre lasciano nel cuore, con i secondi ci siamo guardati a lungo negli occhi, misurati, provocati, sfidati, solo poi, mano mano, confrontati, apprezzati, stimati, ringraziati… Per questi ultimi, Voyager ha dato una volta scacco, alla meccanica della necessità (Premiazione al Festival del Cortometraggio Sociale di Spoleto e proiezione plenaria davanti a tutto l’istituto…).
Queste le due specifiche “categorie” che  hanno “fatto il film”, meglio, “la  nostra televisione”...
Fra queste due  troposfere identitarie dell’umano,  ristagna immota, tenebrosa, con tendenza onnivora ad autoalimentarsi, spaventevole a tratti, deludente sempre: ”la zona grigia”... i più. “La maggioranza”, diafana, programmata, binaria, di un vuoto senza possibilità di scarto del pensiero…ragazzetti senza apparenti problemi economici e sociali, tristemente vuoti e stanchi.  Nell’economia del film, materiale inerte, nessuna traccia.

ProgettoVoyager è un messaggio in bottiglia, destinato alle infinità dei cieli.  Ha come suo  immaginario referente, chi si presume, ignori, le  nostre scontate convenzioni; e quindi ancora, chi, meglio di un rispettabile marziano, può incarnare questa de-locazione nostra a noi stessi?
Stratagemma teatrale ad aggirare l’immane palude verbale dei luoghi comuni con cui,  abitualmente, i nostri ragazzi affrontano l’ordinaria banalità di un certo quotidiano.
Affascinante sfida, quella di invitare i ragazzi a sedere attorno ad un “vuoto”, ad un ”ignoto che appare…”, ad un infinito silenzio che cavalca gli spazi...in tempi, i nostri,  di assordanti tavole sempre più vuotamente imbandite.
Tabula rasa” artificiale,  che costringe sistematicamente alla specifica, alla precisazione, alla definizione stessa in sé, di ciò che vogliamo comunicare; una sorta di ri-fondazione del pensiero prima e del linguaggio conseguentemente…Esercizio all’ “attenzione”, al  “particulare”, “al sapore massimo di ogni parola”.

Rivisto, dopo quasi tre anni, accompagna il sorriso una sorta di inspiegabile, sommessa speranza... un mondo salvato dai ragazzini ”. 

luca santiago mora Dicembre 2005