il vigorelli
RadiciGroup 2006

“Il Vigorelli”
a Gianni Radici,
in memoria





“...raramente nella mia vita ho conosciuto una persona di un’intelligenza così viva, di un intuito così pronto come Gianni Radici.”
“... è stato un imprenditore lungimirante, dotato di un grandissimo coraggio.”
“... quando entrava nel reparto e vedeva le tute blu, si percepiva che quello era il suo mondo.”
“...non ha mai speculato, non è mai andato al di là di quello che era un corretto comportamento.”
“... lui riponeva pienamente la fiducia nei propri tecnici.”
“... quando giro da solo per lo stabilimento è come se lo sentissi vicino.”
“... perché lui aveva molto rispetto per le per le persone che lavoravano lì e che avevano delle famiglie.”
“... il signor Gianni, nella valle, era la persona che sosteneva tutti.”
“...la sua anima si aggira qui per le aziende ma sono altrettanto convinto che si aggiri su per le montagne.”
“...come praticante sportivo devo dire che, come nella vita, dava il massimo.”
“... il miglioramento continuo l’aveva messo in pratica anche nello sport.”
“...la sua anima non poteva che rimanere nel luogo dove ha vissuto, dove ha amato, dove ha dato, dove ha ricevuto.”





IL VIGORELLI
“Il Vigorelli” nasce già “vissuto”, già tutto nel suo stesso nome, che solo pronunciarlo, allarga stratificazioni di passioni, scommesse, corse, vittorie e delusioni.
Mitologia sportiva d’altri tempi, dignità, generosità e coraggio che facevano lo sport e marcavano la vita.
Pensandoci, la mole dei ricordi lasciati da un’esistenza, è come un iceberg; e come segreto mondo, incrocia solitario, in lenta rotta, verso il proprio dissolvimento:
acqua che torna all’acqua, fin dalla fondazione del mondo.
Io qui mi imbarco come archeologo-catalogatore di ricordi, strenua resistenza, per quanto è dato, a quella legge.
L’iceberg di Gianni Radici, lo avvisto di lontano, luccicante; ha la solenne imponenza di chi si è fatto molto amare.
Avvicinamento, allerta, automatica dovuta circospezione; di un iceberg, si sa, la vera grandezza, la sua capacità di contrastare il tempo, sta là sotto, da sempre, non in ciò che affiora. La linea di galleggiamento è solo istinto di conservazione, nel profondo sta il segreto di un’esistenza, in ogni vita.
Mi preparo, palombaro per immagini, chiudo gli occhi, m’immergo, passo in là.
Di là sta un altro mondo, liquidità che tutto avvolge, oceano di memorie, vita dopo vita.
Seguo traccia infinitesima per mappare l’enormità di un’esistenza. Raccolgo schegge, dal ghiaccio dei ricordi di chi lo ha accompagnato.
Un uomo è ciò che resta nel cuore di chi l’ha conosciuto.
Scopro, strato dopo strato, delicatamente, tratti di un’intimità che mi sarà compagna.
Amici; amici restano coloro con cui si sa tornar bambini.
Li punto dritti, per istinto, loro stanno lì, filigrana in-contro-luce, sugli stessi passi che marcano il percorso, la palestra della vita di tutte le domeniche mattina.
Sanno parlare, perché parla loro il cuore, nessun inganno, nessun guadagno, nessun compiacimento, solo dolcezza, protezione e qualche ombra a velar la voce, ma anche questo è modo di ri-vedere chi s’è fatto impalpabile presenza e parla sottilmente, senza dar rumore.
Chiunque di loro, avrebbe fatto quello che stan facendo, per ognuno di loro.
Esercizio di ammirazione, il mio.
Succede a volte che, armatura interna della vita sia il lavoro, e su quella, pazientemente, si costruisca tutta un’esistenza. Succede poi, che la stessa, la si ritrovi lì, abbandonata al vecchio mondo, al netto delle contingenze in rapido dissolvimento, suggerendo, a chi è rimasto, definizione più profonda, strutturale, di chi sta già nel Grande Viaggio.
Raccolgo nuove voci, interne a questo mondo, raccontano per frammenti di un millimetrico, pacato quotidiano che lentamente addensa in Storia.
Di uomini e di umanità, prima d’ogni altra cosa; certo poi anche imprese ed intuizioni, frequentate, applicate con dovuta devota dedizione.
Ri-percorsi, non son nemmeno i luoghi in sé a ricordarci un uomo, che poi passano pure loro seppur più lentamente, bensì quel sottile per-manere che sopra-vive nei luoghi stessi e ne fanno presenza per-sistente, che sopravanza il Tempo e fruttifica e si moltiplica nel cuore di chi ha coltivato la passione per un’esemplarità, per un insegnamento.
E così tutto ri-fiorisce di mano in mano, di vita in vita. Nuove vite, inestimabili eredità, biblioteche in costruzione dell’umanità.
Immersione dopo immersione, voce dopo voce, colmo il tavolo del mio laboratorio.
Pulisco, taglio, accosto e lentamente, affiora...sguardo fiero, pulito, cuore grande, generoso, gambe forti, temprate, spirito delicatamente schivo, intelligenza che sa dare ordine al suo mondo, interno-esterno, attenzione fine, che non si fa notare.
C’è ancora molto da imparare.

luca santiago mora luglio 2006