ein industrie organismus
RadiciGroup 2007

Ein copertina


Terzo episodio legato ai precedenti: 1597KM (2005) e Il Vigorelli (2006).
Ein Industrie Organismus (2007) rilancia, alza il tiro: azienda pre-figurata come Organismo in cui il benessere e l’efficacia d’ogni suo membro influenza direttamente il benessere e l’efficienza dell’intero Organismo. Cammino condiviso con marketing Radici-Group e produzione Moltimedia, fiducia e coraggio.
In questo terzo capitolo in evidenza il concetto di integrazione sinergica e verticale di RadiciGroup. Italia+Germania, quattro industrie del gruppo: Chimica (RadiciChimicaDeutschland Gmbh), Plastica (Novacips Spa), Nylon (RadiciFil Villa d’Ogna Spa + GruppoTessileRadici Spa).
Sopra-tutto l’uomo, presupposto d’ogni nostra attenzione, in tutti e tre i film. “People make the difference”, you know?
Nel film prima viene la notte, il suo respiro a passo lento, la fabbrica adagiata come un’ape regina illuminata a neon, accudita nei turni della notte.
Poi in luce scintillante, l’ordinato, efficace fervore del giorno.
Cercavo dodici volontari fra i dipendenti con cui lavorare al film, nel film. Dodici personaggi per condurre gli spettatori nelle arterie del gruppo senza una parola. Solo d’occhi e cuore.
Non facile, sfidare se stessi per un’idea altrui, farsi carico di un concetto allargato del proprio ruolo, per chi? Per cosa? Rischio perfettamente inutile, superfluo, eppure, anche in queste piccole forme di coraggio, nella gratuità senza calcolo di un gesto, la bellezza che salverà il mondo.

I dodici poi, perfetti, da vedere:



Sven Sven, produzione-RadiciChimicaDeutschland Gmbh, Zeitz.
Incontrato a luglio durante il sopralluogo, non ha avuto esitazioni “Ci sarò”. La settimana delle riprese era in ferie. Si è presentato in tuta, puntualissimo, con un sorriso a illuminare la notte. “E’ la prima volta”, mi ha detto.


Jessica Jessica, reception-RadiciNovacips, Villa d’Ogna.
Subito è arrossita, timidezza di razza. Nel vortice impetuoso della produzione lei, un punto fermo, sguardo luminoso come la luce a sciabola dai lucernai del tetto.


Ramona Ramona, contabilità-RadiciFil, Villa d’Ogna.
Lavora al quarto piano della palazzina. Con noi un pomeriggio intero in filatura, di là dalla sua finestra. Tappi alle orecchie + cuffie insonorizzanti.
“Non immaginavo…”, disse.


Roberta Roberta, laboratorio-RadiciNovacips, Villa d’Ogna.
Ha accettato l’invito senza troppi dubbi, un sì sicuro di sé a spezzare il diniego dei colleghi. Il coraggio è donna, si sa. Dietro quei fili, di cui saprebbe raccontare le molecole, si è lasciata scorrere un film fatto da sé, negli occhi.


Kim Kim, marketing–Radici Novacips, Villa d’Ogna.
Belle arti a Pechino, lavorare con lei è stato facilissimo. Nel film arriva dal cielo sul tetto della GTR, la sua discesa marca il passaggio dalla notte al giorno. Nelle pause ha osservato a lungo la traiettoria del sole, da Oriente, si sa.


Frank Frank, laboratorio -RadiciChimicaDeutschland GmbH, Zeitz.
Appena affacciato al laboratorio, ho colto il suo saper stare, che è saper essere. Lui mi ha dato fiducia e con imperturbabile e calma sicurezza ci ha seguiti, chiedendosi giustamente cosa mai avessimo in testa. Difficile pre-fi gurarsi in un progetto altrui; ha custodito con il massimo rispetto la sorpresa per la sua prima visione.


Dana Dana, ufficio vendite-RadiciChimica-Deutschland Gmbh, Zeitz.
Sguardo dolce e fiero, con il suo italiano gentile e intraprendente è stata il salvacondotto che ha permesso a tutta la troupe un’immediata intesa con la gente dell’Est, muscoli, cuore e nervi della Chimica a Zeitz. Sempre vista, dalla finestra del suo ufficio, quella torre di raffinazione dell’acido adipico. Mai salita fin lassù prima del film. Poi, tutto è cambiato.


Andrea Andrea, tecnico-RadiciFil, Villa d’Ogna.
Al termine delle riprese, dall’alto delle torri, nell’ultima luce del giorno, ricordo il suo sguardo assorto sulla valle, come i padri suoi dai boschi in quota. Ero curioso di quei pensieri. Essere giovani è una ricchezza quando ci si sa dare per quello che si è, senza nascondimenti.


Marcel Marcel, apprendista-RadiciChimica-Deutschland Gmbh, Zeitz.
Stava in fondo alla mensa, silenzioso e calmo. Ha accettato con un sorriso, ha ripetuto sette volte la camminata in corridoio, senza batter ciglio, sorriso sulle labbra di chi ascolta la propria curiosità. Silenzioso e calmo.


Simone Simone, meccanica-RadiciChimica-Deutschland Gmbh, Zeitz.
E’ una mamma-atleta, unica donna in officina. Dicono con sincero affetto i compagni di lavoro: “Nessuno lavora quanto lei”. In ufficio-logistica, un pesce fuor d’acqua, com’è giusto che sia, eppure, la stessa forza esibita in officina tutta in quello sguardo intenso e lunghissimo senza batter ciglio.


Babalola Babalola, produzione-RadiciFil, Villa d’Ogna.
E’ venuto nel laboratorio Novacips, a lui sconosciuto, in un giorno di riposo, lasciando per qualche ora la preaparazione del sermone domenicale. Con lui è stato facilissimo e piacevole intendersi sul perché quel bastoncino doveva spezzarsi al fuoco del suo sguardo…


Ramic Ramic, produzione-GruppoTessileRadici, Ardesio.
Dai Balcani, concretezza e determinazione intelligente in animo gentile. Reciproca fiducia dal primo incontro. Con poche, pochissime indicazioni, ci ha lasciato uno sguardo pieno e intenso che sa evocare il senso di protezione. “Mai fatto niente del genere” disse alla fine, da attore consumato.


Esempio: qualsiasi generica attività di pensiero è disturbata dalla banale sofferenza provata dall’alluce del piede. Da qui la convinzione che ogni gesto, dal più ordinario al più complesso, possa sempre, in qualche modo, influenzare la vita dell’azienda intesa come organismo.
La modalità più o meno cosciente con cui si avvita un bullone durante un’operazione di manutenzione ordinaria è legata per impercettibili passaggi, alla previsione teoretica di un piano marketing triennale. E così via…
Nel film, per illustrare simbolicamente questa stretta inter-relazione fra ogni membro dell’organismo, ho raccolto una serie di
“Fuori-Luogo - In- Luogo” ottenuti con una de-locazione fisica dei dodici, accompagnandoli in ambienti di lavoro interni all’azienda che non appartengono alla loro quotidianità, alla loro specifica mansione.
Si è innestato così un corto circuito controllato, funzionale alla rappresentazione simbolica del “con-dividere, responsabilizzare e proteggere” ogni quotidiano gesto di ogni singolo lavoratore.
Con reciproca sorpresa, nonostante gli anni già trascorsi in azienda, i dodici hanno inaugurato sguardi su paesaggi sconosciuti e condiviso frammenti di vita aziendale mai vissuti prima.
L’importanza di toccar con mano, esperire in prima persona.
Ai colleghi dei dodici, nei diversi reparti e luoghi di lavoro che abbiamo attraversato durante il nostro viaggio, ho chiesto di accettare il loro passaggio, la loro curiosità e i gesti spontanei conseguenti, come fossero presenze-assenze, assolutamente invisibili.
Invisibili custodi del quotidiano operare, appunto. Esercizio simbolico all’attenzione, alla cura, al rispetto reciproci.

L’angelo è venuto dopo.
Spuntava benedicente da un contenitore di raccolta degli scarti di lavorazione del Nylon6, Radici Fil VdO.
Non l’abbiamo più lasciato.
Di mano in mano, Italia-Germania-Italia.

luca santiago mora Febbraio 2008

Ein copertina retro


Note per il comunicato stampa
Un mio carissimo amico, noto regista tv, quando ha visto il film durante le ultime fasi di montaggio, ha pensato fino a metà del racconto che avessimo utilizzato attori professionisti…poi Dana nel suo ufficio…
La complessità forse meno appariscente di E.I.O. è proprio quella del lavoro svolto sulle persone, con le persone, dalle persone.
Se la componente umana è stata sempre centrale anche nei miei precedenti film per RadiciGroup, qui proviamo ad andare oltre, passando da un documentario che fotografa il dato di fatto, come in 1597 km, ad un progettto di filosofia aziendale incarnato, pre-figurato da 12 attori volontari che hanno dato corpo e luce a un’idea.
Aumentano a dismisura rischi e fatiche, ovvio, tanto quanto poi, la soddisfazione della complessità portata dentro sé, assimilata, assorbita, marca ricordi più profondi, intensi, legati soprattutto ai rapporti diretti, personali, con gli “attori” e tutti i partecipanti a vari livelli.
Chiedere, dare, ricevere, restituire fiducia. Circolo virtuoso che regala sorprese, l’imponderabile che arrischia ed arricchisce.
Un attore sa far bene i conti con la propria immagine, sente la propria duttilità, la propria predisposizione ad interpretare ciò che, almeno inizialmente, è altro da sé. Per loro, i dodici, come mi piace chiamarli, tutto nuovo, non-pre-visto.
Niente di facile, nulla di scontato, tutto da perdere, rischio inutile, esporsi, mettere in gioco sé stessi, la propria immagine, la propria idea di sé, per incarnare in prima persona un’idea altrui. Per chi, per cosa?
Rimuginavo spesso questi pensieri, prima di incontrare i ragazzi nelle varie fabbriche, cercando di immaginarmi le reazioni, le motivazioni.
Tutto perfettamente inutile, ognuno ha una propria unica, personale risposta al corso delle cose .
Di tutte le persone che ho conosciuto e che hanno collaborato al film ho ricordi piacevoli, articolati, affettuosi.
Di tutto questo mi sono arricchito.
Vinte le paure, comprensibili, i dubbi, più che giustificati, le incertezze, umanissime, penso, spero sia stata un’esperienza di arricchimento anche per i dodici che al film hanno dato un volto e per tutti quelli che hanno collaborato e contribuito alla realizzazazione del film in diverse forme.
Certo è che questa tipologia di comunicazione aziendale, non descrittiva, non didascalica, in qualche modo, paradossalmente, non realistica, se per realismo si intende la fotografia di un dato esistente oggettivabile, misurabile e quindi documentabile, richiede coraggio e fiducia.
Anche in questo, marketing RadiciGroup e produzione Moltimedia sono stati esemplari.
La parte più affascinante e complessa di questo approccio alla comunicazione sta mio avviso a monte della sua specifica realizzazione. Chiede di declinare a volte re-inventare il proprio mondo in un ambiente nuovo, sconosciuto. È un cammino di sensazioni, intuizioni, illuminazioni a cui bisogna dare fiducia, sottomettersi docilmente.
Questa “forzatura” è l’innesco per l’idea trasformata poi in progetto dalle competenze professionali, arricchite a loro volta dalle specificità dei singoli componenti della troupe.
Paradossalmente, la realizzazione finale: le riprese, il montaggio, le musiche, diventano quasi una conseguenza inevitabile, legate ad un metodo di lavoro che deve sempre lasciare una porta aperta all’imprevisto, all’imponderabile, a ciò che deve accadere, ed accade. Con stupore.
Così, l’angelo di nylon è arrivato dopo, quando l’idea dell’invisibilità già sperimentata ne Il Vigorelli era stata studiata sui dodici.
Spuntavano sole le cime delle ali da un’ottavina in cartone a raccolta dei materiali di scarto. RadiciFil Villa d’Ogna. Mi sono fatto sollevare da un muletto per guardare meglio dentro il contenitore e l’ho visto, benedicente, ancora inglobato in una immensa fuoriuscita di Nylon 6.
Ho capito, eravamo sullla buona strada.
La forza di un immagine è direttamente proporzionale alla quantità e qualità dei piani di lettura che sottende. Non “spiegare” nulla, non “dettagliare” nulla, solo “vedere”, alludere, evocare. Sottrarsi al facile consumo della didascalia, dell’insidioso tutto-visto-tutto-capito-tutto-presto-dimenticato.
Ap-profondire è immergersi, dove luce è poca, sta nell’esperienza della parola stessa.
Non si può sempre vedere tutto, mostrare tutto.
Lasciare spazi abitabili dalle esperienze personali degli spettatori, livelli diversi di interpretazione, case comuni dei ricordi che appartengono a tutti in forme diverse quanto siamo tutti noi diversi, uguali ma ognuno “altro dall’altro”.
Irrimediabilmente, meravigliosamente.
A questo proposito, mi ha fatto piacere, nel dispiacere, la perplessità di un amico, spaesato dopo la prima visione del film, dal fatto di non aver capito il senso del lavoro, il “messaggio”, il perché di quelle immagini, di quell’angelo e di quelle persone invisibili ai loro colleghi.
Non ha avuto fiducia nel proprio sentire, nella propria sensibilità che ha legato da subito quelle immagini al dramma delle tante morti bianche della cronaca più recente.
Perchè no? Gli ho detto, perché no? In fondo un qualsiasi organismo, amputato di un suo membro continua il proprio viaggio nel mondo con una invisibile-impercettibile presenza di ciò che gli è venuto a mancare, così come la presenza-assenza di Gianni Radici a cui alludeva Il Vigorelli illustra la facoltà di per-manere, continuare ad esser-ci, anche nell’assenza fisica, nei luoghi esoprattutto nei cuori delle persone lungamente frequentate, amate.
E quindi, perché no?

luca santiago mora Aprile 2008