atelier dell’errore
Storia

L’Atelier dell’Errore nasce nel 2003 come atelier di attività espressive per la Neuropsichiatria Infantile dell’ Ausl di Reggio Emilia da un’idea e da un progetto di
Luca Santiago Mora in collaborazione con L’Indaco Atelier di Ricerca Musicale

Atelier dell’Errore (e del possibile, e dell’informe).

Hai detto: ”Il disegno sarà semplice
come unghiate di bestia su di un tronco”.

                                Antonella Anedda,  All’angelo, da piccola


Dico sempre, non so di dove vengano bestie come quelle lì, né dove andranno a riparare, una volta apparse.
Affiorano in  lunghi pomeriggi, da innocenti fogli bianchi, così innocenti da far paura ad ogni inizio, ai ragazzini che, gli hanno detto, non sanno disegnare.

A me fanno specie gli occhi, sempre nuovi, mai uno simile all’altro, nemmeno nello stesso paio.
Ricordo bene in atelier, quanta energia richieda loro un occhio.
Per quello, forse, li lasciano sempre in ultimo, come il soffio, dopo terra e sputo.
In quel gesto, ognuno ha una sicurezza tutta sua, che nemmeno quella, non ho mai capito di dove venga, e perché, al più presto, rientrando, scompaia.
Senza lasciar traccia nell’ordinario.

Per questo mi vien da pensare che, proprio lì, in quel punto inanellato variamente, affondi un archivio di esseri mai nati, o da sempre sopra-vissuti, al quale possa attingere, per vie celesti, solo chi in qualche modo è preda di un’attrazione celeste.

Noi, gravati d’attrazione terrestre, non possiamo che ammirare e rimirare tanta meraviglia.

 

Da quattro anni in atelier si disegnano solo animali, da mondi lontani, mai visti, mai ricordati prima.
Si è venuto così a costituire un esteso corpus da un'ultra-zoologia sorprendente, volta a trascendere lo scontato immaginario di animalità.

Dicono i ragazzini che questi animali sono quelli che non hanno dato retta a Noè, che non ci son voluti salire, sull’arca, o sono arrivati in ritardo, come a scuola. Poi tutta l’acqua di quaranta giorni e quaranta notti, e sono tutti morti, estinti tutti. Altri invece, non hanno ancora messo zampa sulla terra. In lenta marcia, per lunghe fila, nei cieli, ad arrivare fin quaggiù, ma ci vorrà tempo, un lungo tempo…
Se ci saremo ancora.

Le bestie che stanno qui nel bestiario, non si danno a mani addestrate tipo adulto o bambino ben scolarizzato. Nascono da demiurghi-pastori-allevatori speciali, come i ragazzini dell’atelier, da mondi speciali, a volte anche molto sofferti, e sofferenti.
Fascia d’età dei ragazzini: 7-12 anni.
Etichetta di consegna dal mittente, difficoltà in ordine sparso: apprendimento, attenzione, concentrazione, marginalità, caratterialità, hyper, down, e anche autistici, che restano un enigma per tutti.

Molti dei ragazzini, in atelier arrivano educati alla convinzione di non saper disegnare.
O peggio, arrivano a dire: “Io non posso disegnare”. E allora è difficilissimo tirarli fuori da quelle convinzioni lì.
Soccombenti come,  non sanno darsi fiducia, e così, all’inizio, pure in atelier hanno paura, e gli sembra tutto difficile, e sopra-tutto, tutto ma proprio “tutto perfettamente inutile”.

In atelier si disegna di nervi e cuore, poca testa, poche “regole”, inevitabili, determinanti, unica bussola di riferimento per una navigazione a braccio come la nostra, fra improvvisi ed insondabili banchi di nebbia, minacciosi icebergs, che sono le loro personalissime difficoltà, capaci di mandare a picco una flotta intera di arche stracolme di buone buonissime intenzioni. 

Fra amici, dico sempre: un’estetica punk! Libera energia contro chi li vorrebbe “No future!”, ”Errori”appunto

Io non so di dove venga quest’immensità di bestie.
Di lontano, è certo, facile a dirsi…né dove vadano a riparare, una volta apparsi, l’Orso Kodiak, l’Ebero oculato, l’Uccello Papavero o il PipistrelloAmericanoDalleAliAbbaianti e compagnia bella.
Non so di quello che si andrà rivelando nel tempo, pomeriggio dopo pomeriggio nella bella luce dell’atelier, padiglione Bertolani, Neuropsichiatria Infantile, AUSL in Reggio Emilia.
Solo, di due cosette sono perfettamente certo: uno, che io, per me, mai sarei stato in grado di immaginare l’esistenza di tali esseri, figuriamoci stenderli su un foglio, di-segnarli, ri-produrli. Secondo: nemmeno loro, probabilmente, prima, avrebbero avuto il coraggio di lasciar affiorare certi esseri da certe immensità, e guardarli negli occhi, e accarezzarli …

E sentirsene orgogliosi, pure.

luca santiago mora gennaio 2008